BLACK TIGER

GENERE: Action | PRODUTTORE: Capcom | SVILUPPATORE: interno | GIOCATORI: 1 | ANNO: 1987
Uscito nel 1987 come ultimo prodotto di rilievo per la tecnologia a 8 bit Capcom (prima dell'avvento, l'anno seguente, della ben più potente scheda CPS-1), Black Tiger può essere considerato come la risposta che la casa di Osaka diede al successo fragoroso ed inaspettato di Rygar. Lo scettro di sovrano del gioco d'azione a scorrimento orizzontale, dopo il regno di Makaimura, era finito saldamente nelle mani della Tecmo, e Capcom non poteva e non voleva permettersi una perenne seconda posizione.

Pur appartenendo allo stesso filone, però, Rygar e Black Tiger in comune hanno solamente il devastante maglio a catena estensibile utilizzato come arma dai rispettivi protagonisti. Così, mentre il primo tenta di diversificarsi ispirando la propria estetica alla mitologia greca, il secondo adotta un approccio decisamente più conservatore. L'ambientazione si rifà infatti al fantastico, brutale ed arcano mondo medioevale reso famoso dalla saga cinematografica di Conan di Cimmeria, sulle cui fattezze è modellato anche il guerriero sotto il controllo del giocatore. Le innovazioni al genere che una Capcom determinata a riprendersi le luci della ribalta decide di sperimentare nel gioco, però, sono tutt'altro che stereotipate. Perché, pur obbedendo al dogma dell'azione mozzafiato ad ogni costo, Black Tiger introduce diversi elementi avventurosi, divenendo uno snodo importante nel percorso evolutivo del genere d'appartenenza.

La prima cosa che salta all'occhio è la conformazione dei livelli. Nella loro ideazione, i creativi della celebre compagnia nipponica percorrono fino in fondo la strada che, ai tempi di Makaimura, avevano appena imboccato. Le varie sezioni godono infatti di una vastità e di una complessità aliena a qualsiasi altro prodotto coevo. Sono inoltre ricche di bivi e passaggi secondari e, nei loro meandri, è addirittura celato un sotterraneo segreto che aspetta solo di essere ripulito. La notevole estensione delle mappe costringe per la prima volta ad un'esplorazione accurata di ogni anfratto, soprattutto perché per aprire l'uscita occorre salvare un numero di prigionieri pari a quello mostrato ad inizio partita. Una volta liberati, gli anziani poveretti premieranno il protagonista con secondi aggiuntivi da aggiungere al cronometro, utili consigli, pozioni curative e soprattutto con moneta sonante, rappresentata dagli Zenny dorati che rivedremo, in futuro, in numerosi altri giochi Capcom. Raccogliere gli Zenny (rilasciati anche dai nemici uccisi) è fondamentale per comprare, nell'apposito negozio, potenziamenti per le armi e per l'armatura. Amministrare l'acquisto degli aiuti si rivela d'obbligo, in quanto le fasi avanzate si fanno decisamente troppo ostiche se percorse solo con l'equipaggiamento base. Tutto ciò regala spessore e varietà straordinari ad un titolo del resto completamente votato all'azione più pura.

Black Tiger è infatti frenetico, adrenalinico, assolutamente esaltante. I nemici su schermo sono decine allo stesso tempo. I deceduti vengono rimpiazzati nel giro di pochi decimi di secondo grazie ad un ritmo di rigenerazione che non lascia fiato al concentratissimo giocatore. Le trappole sono infide e bastarde al punto giusto. I guardiani finali cattivi, grossi e resistenti, come da copione. E la grafica, naturalmente, è a dir poco strepitosa. Tra fondali dettagliatissimi e suggestivi, animazioni estremamente fluide e uno scorrimento multidirezionale che non perde neanche un fotogramma, l'opera Capcom è una vera gioia per gli occhi. Non c'è parallasse, ma si tratta di un neo secondario in quello che appare come il miglior commiato che una scheda arcade sull'orlo del pensionamento possa ricevere. Un addio celebrato sulle note di musiche orecchiabili e misteriose, che intrecciano percussioni tribali e archi maestosi, in un perfetto matrimonio tra sensibilità orientale ed epica occidentale.

Ed è per la combinazione di tutte queste qualità che Black Tiger è divenuto uno dei giochi più amati della seconda metà degli anni Ottanta, con migliaia di appassionati sbavanti che attesero per mesi una conversione sulle piattaforme casalinghe. Purtroppo per loro fu la U.S. Gold ad accaparrarsene i diritti, producendo le solite ciofeche in grado di massacrare in modo abominevole l'opera originale. Poco male, del resto Black Tiger è un gioco tagliato su misura per la sala, che ne rispetta i dettami ed i tempi ed è per questo che rimane un'opera degna di essere ricordata con grande rispetto e rigiocata con altrettanto gusto.
Andrea Corritore
Black Tiger

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