CALIFORNIA SPEED

GENERE: Racing | PRODUTTORE: Midway | SVILUPPATORE: interno | GIOCATORI: 1-2 | ANNO: 1999
Un Cruis'n USA all'ennesima potenza. Oppure, meglio: un'opera che riesce trionfalmente laddove Cruis'n USA aveva miseramente fallito. Ovvero nell'offerta di un'esperienza interattiva capace di camminare sulle proprie gambe piuttosto che appoggiarsi, per essere ricordata, solo ed esclusivamente su una componente estetica di folle atipicità. Ecco cos'è California Speed, arrivato in sala su scheda Seattle nella primavera del 1998 e ottimamente convertito, quasi dodici mesi più tardi, su Nintendo 64.

Midway ed Atari Games tornano quindi sul luogo del delitto, a nemmeno quattro anni di distanza dall'ultima volta, per creare un altro gioco automobilistico fracassone e demenziale. Che, di nuovo, tenta di occidentalizzare la filosofia di OutRun portando l'ecumenico nippo-mondialismo dell'originale SEGA al di là del Pacifico, tramite una rappresentazione ironicamente iperrealista, cinica e però affettuosa, di quel grande e contraddittorio paese chiamato Stati Uniti d'America. Se Cruis'n USA usava come palcoscenico tutta la nazione, suddividendola in numerosi tracciati aperti da terminare prima dell'esaurirsi dei secondi, California Speed si limita a sottoporre a tale trattamento solo il celebre stato che gli dona il nome. Ma al diminuire del perimetro dell'azione non corrisponde, per fortuna, una limitazione dello spasso, anzi. Rispetto al precedente esperimento, infatti, qui tutto è volutamente esagerato, sino al parossismo più esilarante.

Le auto disponibili varcano sovente il confine del grottesco ed ai soliti bolidi derivati dai canonici modelli Ferrari e Lamborghini si affiancano mezzi di trasporto eufemisticamente definibili “non tradizionali”, come un Golf Cart elettrico (che schizza via a velocità improbabile), una muscolosa Cadillac anni Cinquanta, un tamarrissimo fuoristrada o una coppia di lussuose e lussuriose decappottabili d'epoca con tanto di guidatore stravaccato in bella vista. La colonna sonora abbina senza pudore ipnotiche tracce Trance, cafonissimi pezzacci Heavy Metal e scassate marcette Country suonate solo col Banjo. Ed i tracciati raggiungono nuovi livelli di assurda, magnifica, depravazione ludica e visiva. Sono dodici, tratteggiano in maniera giocosamente spietata le caratteristiche salienti del Golden State e, come in San Francisco Rush, brillano sino a divenire i protagonisti assoluti dell'intero pacchetto. Generati con l'aiuto di una considerevole dose di visionaria pazzia, presentano tante e tali situazioni strampalate durante il loro svolgersi da lasciare costantemente a bocca aperta chi vi si avventura. Essere rimpiccioliti per entrare dentro un enorme computer sfrecciando tra schede madri e porte seriali (logico, siamo nella Silicon Valley), è solo la prima e più normale fra le peripezie che possono capitare ai piloti virtuali. Perché, tra giri mozzafiato in cima ai binari di chilometriche montagne russe, salti vertiginosi fra i ponti di colossali portaerei, corse infuocate nelle profondità di un vulcano e, addirittura, una simpatica scampagnata dentro un gigantesco UFO arenato nel deserto del Mojave, California Speed offre la più caleidoscopica, vibrante ed imprevedibile esperienza che un appassionato di quattro ruote possa provare non solo su Nintendo 64 ma anche su qualsiasi altra piattaforma dell'epoca.

Epopea spettacolare e per di più, stavolta, graziata da un modello di guida sì semplicissimo ed immediato ma anche estremamente solido e coerente, con tanto di simulazione fisica inaspettatamente curata, soprattutto per quel che riguarda la gestione dei salti e degli atterraggi. I quali, tra l'altro, rappresentano una consistente porzione della durata, in minuti, delle partite. Aggiungendo un'ottima realizzazione tecnica (nonostante qualche decorazione un po' approssimativa e un mole poligonale non troppo massiccia, le piste hanno un senso di verticalità da brividi ed una vastità del campo visivo da applausi) e sommando un discreta quantità di opzioni e modalità (che rendono la progressione più articolata e soddisfacente rispetto all'asciutto stile Super Arcade dell'originale), si ottiene un piccolo grande gioco, degnissimo di venir ricordato e rifrequentato con gusto.

Un titolo scarno e grossolano come il texture mapping che ne ricopre le superfici ma, nonostante ciò (o forse soprattutto per questo) divertentissimo nonché baciato da una personalità esplosiva. E, di conseguenza, in grado di iscriversi con tutti gli onori tra le più riuscite e caratteristiche produzioni della storica casa americana, un marchio che è da sempre sinonimo di purissimo, svergognato, inattaccabile, orgoglio trash. Impossibile non amarlo.
Andrea Corritore
California Speed

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