KEIO YUUGEKITAI KATSUGEKIHEN

GENERE: Platform | PRODUTTORE: Victor Entertainment | SVILUPPATORE: interno | GIOCATORI: 1 | ANNO: 1996
Ci sono giochi che riescono a sintetizzare in maniera meravigliosamente esplicita e naturale quella che è la filosofia della macchina che li ospita. Non è facile trovare una vicinanza di visione cosi simbiotica, ma quando succede il risultato non può che essere speciale. Ed il SEGA Saturn, nonostante tutte le sue sfortunate vicissitudini, fu forse la console con la filosofia e la visione più chiare e caratterizzate di sempre. Il fatto che sia stata anche graziata dalla fortuna di avere uno di quei giochi-simbolo sopra descritti è poi un piccolo miracolo per il quale non si dovrebbe mai smettere di ringraziare qualche generosa divinità orientale.

Keio Yuugekitai Katsugekihen è infatti un'opera che potrebbe essere usata per far capire a tutti cosa è stato esattamente il SEGA Saturn. Una console ostinatamente ed orgogliosamente nipponica, messa insieme per far sognare i giocatori appassionati di vecchia data, quelli rimasti ancorati all'espressività bidimensionale del videogioco classico. Il resto, i tentativi di spingerla al limite nell'adiacente campo poligonal-texturato, sono solo contorno, modi per allargare un bacino d'utenza che non bastava a garantire la sopravvivenza su un mercato oramai troppo affollato. Il titolo sviluppato da Victor Entertainment è una sintesi magistrale di tutto ciò: seguito diretto di quel Keio Yuugekitai già apparso sul Mega CD, abbandona (ad eccezione di un paio di sezioni) la struttura sparatuttistica del predecessore per buttarsi nell'arena dei giochi di piattaforme rigorosamente 2D. La prima cosa che salta all'occhio non appena si impugna l'ingombrante joypad è l'estrema giapponesità concettuale e visiva: il giocatore controlla Rami, dodicenne con indosso un equivoco costume da coniglietta, alle prese con un esercito di pedobears imbufaliti. I riferimenti alla cultura nipponica sono ovunque, partendo dalle ambientazioni fino ad arrivare alla demenzialità nonsense che pervade ogni situazione. Le musiche misticamente orientaleggianti, l'alluvione di colori caldissimi e vibranti che investe lo schermo, le continue strizzatine d'occhio ironiche agli usi, costumi e tradizioni del paese del Sol Levante, sono una certificazione inoppugnabile che un gioco come questo sarebbe potuto uscire solo sulla più giapponese delle console a 32 bit.

Ma c'è un'altra caratteristica che lega a doppio filo il secondo capitolo delle avventure di Rami alla macchina con gli anelli: la sua realizzazione tecnica. I programmatori della Victor infatti hanno messo alla frusta le capacità dei due potenti chip grafici VDP per creare uno dei più incredibili spettacoli che la bidimensione videoludica abbia mai offerto. Fondali dettagliatissimi e con decine di strati di parallasse, personaggi enormi animati con un numero incalcolabile di fotogrammi, effetti speciali mostruosamente spettacolari ed una fluidità dell'azione che non perde un colpo rendono Keio Yuugekitai Katsugekihen una vera gioia per gli occhi ed il cuore. Spesso si gioca ache solo per godersi un frammento in più di tutta questa meraviglia ed anche a distanza di così tanti anni, l'impianto audiovisivo è ancora impressionante.

Non che quello prettamente ludico sia da meno: l'intelligente strutturazione dei livelli e la quantità abnorme di trovate geniali disseminate al loro interno (che vanno ad alterare a volte anche pesantemente le regole di base) mantengono sempre viva l'attenzione e rendono il gioco un insieme di sorprendenti variazioni sulla formula del platform classico, per un diverimento ed un coinvolgimento sempre altissimi. C'è persino un minimo accenno di spessore strategico, con il giocatore chiamato a gestire in maniera ottimale e adatta al contesto gli oggetti che Rami può portare con se (un ombrello, un arco ed un martello), a donare ulteriore ricchezza strutturale.

Keio Yuugekitai Katsugekihen è un piccolo capolavoro troppo spesso dimenticato. Un gioco che riesce a traghettare nel futuro una concezione estetico-ludica d'altri tempi, senza risultare quindi datato o scialbo. Una girandola di meraviglie che è stata concepita e realizzata per calzare come un guanto su una macchina che, per quanto possa essere stata penalizzata dalla ridda di errori commessi dalla propria casa costruttrice, si è meritata un posto insostituibile nel cuore di tutti gli appassionati veri.
Andrea Corritore
Keio Yuugekitai Katsugekihen

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