KAZE NO KLONOA: DOOR TO PHANTOMILE

GENERE: Platform | PRODUTTORE: Namco | SVILUPPATORE: interno | GIOCATORI: 1 | ANNO: 1997
Dura la vita per gli amanti del gioco di piattaforme in quella vorticosa fase di passaggio che fu la fine degli anni Novanta. L'uscita di Super Mario 64, quel fatidico 23 giugno del 1996, cambiò totalmente le carte in tavola perché, ribadendo una volta di più il ruolo di luce guida del baffuto idraulico italiano, metteva in difficoltà enormi chiunque volesse progettare qualcosa di simile. Troppo ingombrante la sua presenza per poter anche solo sperare di competere nel medesimo campionato. Per questo gli sviluppatori, invece di attaccare il Re sul suo stesso territorio (quello degli ambienti in tre dimensioni liberamente e completamente esplorabili) decisero di intraprendere un'altra, non meno affascinante, strada: reinterpretare usando i poligoni la tipica struttura a scorrimento orizzontale, che aveva furoreggiato sin dall'alba dei tempi del mondo videoludico.

Dopo una serie di incidenti di percorso (Pandemonium, Crash Bandicoot, Spider e Trash It! tra gli altri) fu il più inaspettato degli studi di sviluppo ad uscirsene con il migliore esponente di quello che era nel frattempo diventato un genere tutto nuovo: Namco. La stessa Namco che stava facendo le fortune di Sony convertendo su Playstation i suoi amatissimi picchiaduro e giochi di guida. Kaze no Klonoa, in apparenza è un titolo decisamente semplice: il giocatore controlla il gatto umanoide che gli da il nome attraverso dodici livelli piattaformici dal percorso obbligato nel tentativo di salvare il proprio mondo dalle terribili forze oscure che lo minacciano.

Klonoa è un personaggio agile e forte, ha la facoltà di allungare la permanenza in aria dopo un salto tenendo premuto il relativo pulsante e, soprattutto, grazie al suo anello magico, può catturare i tenerosi nemici che gli si parano davanti e trasportarli fino a quando non decide di impiegarli nel modo che gli è più utile, lanciandoli verso altri nemici per eliminarli o verso appositi interruttori per attivarli oppure usarli per darsi una spinta a mezz'aria raddoppiando l'altezza dei balzi. Da questa meccanica basilare, i creativi nipponici sono riusciti a tirare fuori uno dei più divertenti e coinvolgenti giochi mai usciti sul grigio 32 bit Sony. E lo hanno fatto principlamente grazie a due fattori fondamentali: il level design e la direzione artistica.

Il primo è il punto di forza di Kaze no Klonoa, la qualità in più che lo tira fuori dalla palude dei buoni giochi per farlo arrivare nell'olimpo dei capolavori. Ciascun livello, oltre ad avere estensione e complessità notevoli (ma mai fini a se stesse), è una continua girandola di trovate e sorprese, ciascuna delle quali costringe il detentore del pad ad impiegare le abilità di Klonoa nella maniera più appropriata, che coincide quasi sempre anche con quella più creativa. Buona parte delle sezioni (o Visioni, come vengono chiamate dal gioco) hanno inoltre al loro interno una serie di gustosissimi ed intricati enigmi ambientali, e spesso è necessario esplorare a fondo ogni anfratto e tornare sui propri passi per proseguire, esattamente come se ci si trovasse in un'avventura. Questa capacità di manipolare, espandendola e raffinandola, la rigida meccanica tipica del genere pur rimanendone invariabilmente dentro i confini, dona a Kaze no Klonoa un fascino al quale è impossibile resistere. Le partite si succedono senza soluzione di continuità e la giocabilità (grazie anche ad una difficoltà perfettamente calibrata) diventa suprema.

L'altro campo nel quale Kaze no Klonoa giganteggia è l'estetica, senza dubbio una delle più ispirate mai viste in un gioco di questo genere. Le ambientazioni in cui Klonoa si muove sono caratterizzate in maniera fantastica con la loro onirica atmosfera e la pioggia di colori caldi e vivi che le sommerge. I personaggi, sia nemici che amici, sono splenidamente caratterizzati, ognuno con la propria personalità, tracciata con poche ma sostanziali linee. L'opera Namco sa regalare un ininterrotto senso di meraviglia per tutta la sua durata e la consapevolezza dei propri mezzi e la maturità espressiva mostrate dai creativi della casa di Osaka avrebbero meritato considerazione ed apprezzamenti che di solito si riservano solo ai gradi capolavori dell'animazione giapponese.

Alla fine del 1997, quando arrivò sugli scaffali dei negozi, Kaze no Klonoa fece ben poco rumore. Lo stesso bacino d'utenza (quello dei videogiocatori sopra i venticinque anni con poche o nessuna esperienza precedente) che ne aveva indirettamente consentito la nascita in quanto responsabile del successo planetario ed inaspettato della Playstation, non si accorse quasi per niente del simpatico gattone della grande "N", relegandolo a prodotto di culto tra una piccola ma agguerrita schiera di appassionati. Poco male: si fa sempre in tempo a rimediare ai propri errori ed a riscoprire uno dei più grandi capolavori nascosti dell'epoca dei 32 bit.
Andrea Corritore
Kaze no Klonoa

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