MACE: THE DARK AGE

GENERE: Beat'em Up | PRODUTTORE: Midway | SVILUPPATORE: Eurocom | GIOCATORI: 1-2 | ANNO: 1997
Non chiamatelo il Soul Edge dei poveri. E non provate a sminuirlo tirando in ballo improbabili incroci tra Mortal Kombat e Samurai Spirits. Perché Mace: The Dark Age non sarà un capolavoro assoluto ma, di certo, è molto più della somma di ispirazioni che lo hanno generato. Un assunto che vale soprattutto se si esamina la versione per Nintendo 64, convertita in maniera eccellente, pochi mesi dopo l'esordio in sala giochi, su una macchina dove gli esponenti del genere degni di nota latitavano drammaticamente.

Mace: The Dark Age è un picchiaduro ad incontri poligonale (con scontri all'arma bianca) come ce n'erano tanti durante la seconda metà degli anni novanta. Ciò che lo differenzia dagli altri e che ne aumenta il valore, sino a giustificarne il recupero a così tanto tempo di distanza dall'uscita, è il fatto di essere stato ideato e sviluppato negli Stati Uniti. Non perché fosse il primo e nemmeno perché sarà l'ultimo, ma perché era certamente il migliore fino a quel momento (e lo rimarrà per molto tempo). Per la prima volta, infatti, creativi a stelle e strisce riuscivano a realizzare un gioco di combattimento in grado di non sfigurare miseramente se confrontato alle opere dei maestri giapponesi. Certo, la profondità, la pulizia e l'equilibrio dei campioni SEGA e Namco erano lontanissimi, irraggiungibili, eppure Mace: The Dark Age sfoggiava con elegante disinvoltura un motore fisico coerente ed estremamente curato, una grande quantità di attacchi normali e speciali (tutti realizzabili in maniera intuitiva e naturale), un complesso ed articolato sistema di collegamento dei colpi, che consentiva di inanellare con maestria Combo sempre più lunghe e spettacolari, controlli perfettamente reattivi e un calcolo delle collisioni molto preciso. Come se non bastasse, poi, Midway addestrò la sua creatura insegnandogli anche diverse tecniche peculiari, all'epoca non ancora così diffuse. La prima e più importante non poteva che essere la tridimensionalità reale delle arene, connessa alla facoltà di schivare le azioni offensive avversarie spostandosi in profondità. Seguita a ruota dalla presenza, sul ring, di baratri, pozze d'acido o lava, lame e piani rialzati. Elementi, questi, in grado di arricchire la varietà di strategie da attuare per portare a casa la vittoria, fornendo a Mace: The Dark Age un inaspettato profilo avanguardista ed un taglio evolutivo non rivoluzionario ma di sicuro solidamente concreto. Una serie di pregi non da poco i quali, in combinazione con la presenza delle tipiche mosse conclusive con cui finire nella maniera più truculenta possibile lo sconfitto (qui chiamate execution), rendeva l'opera Midway estremamente originale e ricca di carattere, oltre che molto divertente da giocare.

Un'opera che, però, non guardava solo in avanti, visto l'orgoglio con il quale mostrava di appartenere alla gloriosa tradizione del picchiaduro trash ultraviolento, inaugurata proprio dai suoi creatori quasi cinque anni prima con la celebre saga di Mortal Kombat. Ecco quindi l'ambientazione medioevale colorarsi di tinte cupe ed esoteriche, il sangue prorompere a fiotti ogni volta che le spadate vanno dolorosamente a segno, i perdenti morire nei modi più truci e la tenebrosa colonna sonora Sludge Metal pompare, pesante come una colata di cemento, in sottofondo. C'era forse un po' meno ironia rispetto agli altri pargoli della casa a stelle e strisce, ma, nel complesso, Mace: The Dark Age è ancora oggi uno dei più riusciti e riconoscibili giochi Midway di sempre, graziato anche da una spettacolare realizzazione tecnica, spinto dentro l'immaginario collettivo da personaggi caratterizzati in maniera efficace e ricco di quello stesso fascino torbido e caustico di cui traboccano tutti i suoi compagni di scuderia.

Un piccolo, grande gioco, di quelli che non cambiano la storia ma sanno allietare molti, moltissimi appassionati alla ricerca di quei titoli fieramente minori, snobbati dalle onorificenze della critica e però capaci di rivendicare con determinazione la loro irresistibile medietà. Che, per una volta, fa rima con qualità: Mace: The Dark Age non gioca infatti nella stessa triste categoria dei War Gods o dei Dark Rift ma sa proporre un'esperienza di ben altro spessore, che nessuno è costretto a vergognarsi di aver provato.
Andrea Corritore
Mace: The Dark Age

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