THE PUNISHER

GENERE: Beat'em Up | PRODUTTORE: Capcom | SVILUPPATORE: interno | GIOCATORI: 1-2 | ANNO: 1993
Sebbene il suo genere d'appartenenza, quello dei picchiaduro a scorrimento, sia tra i meno inclini ad approfondimenti storici o evolutivi, The Punisher è stato comunque un gioco fondamentale per la Capcom. In veste di ultimo titolo della categoria uscito sulla storica scheda CPS-1, ha infatti rappresentato il punto d'arrivo di un percorso iniziato nel 1990 con Final Fight, divenendo sintesi definitiva di tutto ciò che la casa di Osaka aveva dato a questo bistrattato filone nel corso del tempo. Nei suoi 80 Mbit di violenza in fumettosa salsa d'azione c'è quindi tutta la perfezione cristallina di una struttura interattiva rodata da anni di esperienza; nata per le strade di Metro City, cresciuta alla corte di Re Artù e dei suoi cavalieri, maturata grazie ad un neonato alla guida di un gigantesco androide da combattimento e ripulita in un futuro post-atomico dove dinosauri e uomini convivono non proprio pacificamente.

Ma, come non bastasse questo, The Punisher trova nella licenza di uno dei più oscuri fumetti Marvel l'ambientazione ed i personaggi che i picchiaduro a scorrimento avevano sempre rincorso senza mai raggiungere. Quasi come se le gesta di Frank Castle, il tratteggio dei suoi nemici e la città che affronta, fossero stati creati apposta per dar vita al rullakartoni supremo, coacervo di tutti i canoni stilistici e narrativi toccati dal genere nel tempo, finalmente privi dell'alone di amatorialità da cui il videogioco a cavallo tra anni Ottanta e Novanta non riusciva a staccarsi completamente senza l'aiuto di un media estraneo. Perché, oltre alla meravigliosa giocabilità, amplificata da una varietà di mosse mai vista prima di allora, dalla quantità immane di armi con le quali fare a pezzi gli avversari, dall'eccellenza di controlli e collisioni, dall'interazione coi fondali (quasi totalmente distruggibili) e dall'equilibratissima calibrazione della difficoltà, è il carisma a far brillare The Punisher di luce propria.

Un carisma che, pur provenendo direttamente dalle pagine del famoso comic, viene reinventato, riadattato e fatto proprio dagli artisti Capcom. Un carisma magnetico, emanato da ogni fottuto pixel in ogni dannato istante di gioco. Nell'urlo disperato del protagonista che esegue il classico attacco succhia-energia, nel sigaro che il suo compare Nick Fury fuma imperturbabile mentre attorno a lui si scatena l'inferno, nell'irresistibile atmosfera noir, nella furia adrenalinica e senza soste dell'azione, nelle sequenze dove il classico pestaggio è affiancato da spettacolari sparatorie, nel lanciafiamme che carbonizza, nell'ascia che taglia in due, nell'M16 e nell'UZI, negli sgabelli spaccati in testa ai cattivi, nelle prese terminate con un colpo di pistola in bocca, nella brutalità estrema, quasi catartica, che impregna ogni sanguinoso momento, The Punisher diviene simbolo stesso di un intero modo (oramai dimenticato) di concepire l'intrattenimento elettronico: quello basato sull'intensità e la purezza dell'esperienza ludica. Che diventa di conseguenza così straordinaria da farsi indimenticabile.

The Punisher non è un capolavoro assoluto in grado di cambiare la storia dei videogiochi, e nemmeno ha mai voluto esserlo. Più moderate le sue ambizioni, più basso il profilo adottato. Una semplice trasposizione da fumetto messa insieme per spillare qualche soldo dalle tasche dei ragazzini di metà anni Novanta che, incidentalmente, si trasforma in uno dei migliori picchiaduro a scorrimento di sempre, almeno tra quelli classici, usciti prima di Guardian Heroes e precedenti alla rivoluzione tridimensionale.
Da giocare a tutti i costi.
Andrea Corritore
The Punisher

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