SIN & PUNISHMENT

GENERE: Shoot'em Up | PRODUTTORE: Nintendo | SVILUPPATORE: Treasure | GIOCATORI: 1 | ANNO: 2000
Più che semplice videogioco, Sin & Punishment è crocevia di tanti cosmi diversi e tutti straordinariamente luminosi. E' stato, innanzitutto, il primo passo pieno dentro le tre dimensioni di Treasure, un nome che, sino a quel momento, era orgoglioso sinonimo di bidimensione completa e senza compromessi. Ed ancora: il primo gioco sviluppato dalla stessa in collaborazione nientemeno che con Nintendo. E chi ricorda la grande "N" di quell'epoca sa benissimo quanto questa fosse restia ad aprire le porte dei propri laboratori agli esterni.

Ma ha anche rappresentato il picco di ispirazione, creatività e genialità della piccola grande squadra capitanata da Masato Maegawa, simbolicamente pubblicato all'alba di un nuovo millennio dentro al quale i nostri, purtroppo, non riusciranno più a trovarsi a proprio agio. Un'opera in cui Treasure mise tutta sé stessa, prendendosi il necessario tempo (quasi quattro gli anni di sviluppo) e le adeguate risorse (a nessun altro titolo della piccola compagnia giapponese lavorarono così tante persone) con l'unico obiettivo di creare il proprio manifesto. Sin & Punishment è infatti stordente rivendicazione di identità, un titolo che solo quella Treasure avrebbe potuto pensare e realizzare.

A partire dalla struttura, che prende il genere preferito della casa dei tesori (lo sparatutto a là Contra) e lo traghetta verso nuovi, entusiasmanti orizzonti mutandolo in un'esaltante miscela poligonale fra Cabal e Space Harrier, resa esplosiva dall'inserimento di una fenomenale componente piattaformica acrobatica. Utilizzando al massimo il rivoluzionario pad tricornuto del Nintendo 64, il giocatore attraversa livelli dallo scorrimento obbligato gestendo contemporaneamente i movimenti del protagonista (con i tasti direzionali "C") e il mirino (con il joystick analogico). Un'impostazione che consente piena libertà di spostamento e, allo stesso tempo, totale controllo sulla direzione dei colpi esplosi. Ulteriori mosse evasive (salti e schivate laterali) e difensive (la possibilità di rispedire al mittente certi attacchi colpendoli al momento giusto con la spada) completano il quadro, reso indimenticabile dalla consapevolezza che tutte le possibilità operative sono intimamente ed armoniosamente legate tanto alle caratteristiche degli avversari quanto alla conformazione degli ambienti, con entrambi i fattori che costringono chi si trova al di qua dello schermo al massimo sfruttamento di ogni singola opportunità motoria concessa. Ed il risultato è maestoso. Perché incorpora, elevandoli verso siderali altezze, tutti i cardini sui quali ruota il Treasure-pensiero: il continuo tentativo di reinterpretare i canoni ludici del filone di volta in volta scelto, sovvertendoli con freschezza ed innovazioni sorprendenti; la ricchezza e la superba articolazione delle meccaniche, ottenuta tramite schemi interattivi sì intricati ma mai inutilmente macchinosi, credibili eredi nonché indispensabili evoluzioni del concetto magnificamente Super Arcade di sfida contro il computer e contro sé stessi; la tellurica spettacolarità della messa in scena, concentrato di classe sopraffina e straordinaria comprensione dei limiti e delle caratteristiche della macchina sulla quale si opera che, con approccio quasi espressionista, fa del minimalismo l'architrave della propria grandezza; la centralità, nella costruzione dell'esperienza, delle figure dei guardiani finali, visto che per numero, dimensioni, inventiva, aspetto, percorsi comportamentali e legame profondissimo con le abilità dell'eroe sotto il controllo dell'utente non trovano tutt'ora rivali se non fra le altre creazioni Treasure (e nemmeno tutte).

Come se ciò non bastasse, Sin & Punishment mette sul tavolo altri due elementi di monumentale grandezza. Il primo è la mano di Nintendo, che, con minuziosa opera di mediazione, attenua gli estremismi primigeni donando una curva di difficoltà perfettamente bilanciata, con grande guadagno in goduriosa accessibilità. Il secondo è la capacità di incorporare la frenesia e la reattività dei migliori titoli bidimensionali dentro un contesto completamente tridimensionale, senza che questo venga ridotto a mera forma. Sin & Punishment, privato dell'asse "Z", non sarebbe infatti concepibile in quanto verrebbero meno tutte le trovate che rendono unico ogni metro di percorso e la fluidità inarrivabile dell'azione. Ma, allo stesso tempo, non potrebbe esistere nemmeno rinunciando alla chirurgica precisione garantita solo da un impianto di base rigorosamente in due dimensioni. Un mescolare i punti forti di entrambi gli approcci che, per riuscita ed efficacia, assume la fisionomia del vero e proprio miracolo, generando divertimento e giocabilità in industriali, infinite, quantità.

L'estetica allucinatoria, la fantastica colonna sonora Synth Jazz (che richiama alla mente le storiche produzioni SEGA e Capcom dei tempi d'oro) e la cura certosina per ogni più piccolo dettaglio chiudono con i crismi dell'immortalità un cerchio la cui apertura risale all'invenzione stessa del videogioco da sala. Da qui in poi, tolta quell'unica, clamorosa, eccezione chiamata Ikaruga, Treasure non sarà che la pallida ombra di ciò che era stata sino a quel momento, quasi come se Sin & Punishment fosse la devastante fiammata conclusiva in grado di consumare le ultime riserve di ispirazione. Liberando, però, un'energia così intensa da bruciare, ancora oggi, chiunque vi si avvicini.
Andrea Corritore
Sin & Punishment

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