TOKKYU SHIREI SOLBRAIN

GENERE: Action | PRODUTTORE: Angel | SVILUPPATORE: Natsume | GIOCATORI: 1 | ANNO: 1991
Il modo più convincente di dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio come l'abito non faccia il monaco? Ridare in pasto allo squadrato corpaccione del fidato Famicom la cartuccia contenente Tokkyuu Shirei Solbrain. Perché, nonostante il primo impatto con l'opera Natsume sia tutt'altro che memorabile, sotto le mentite spoglie di gioco d'azione noiosamente convenzionale Tokkyu Shirei Solbrain nasconde il cuore dorato tipico del piccolo tesoro nascosto.

Tratto da una celebre trasmissione televisiva a sfondo fantascientifico andata in onda sulle emittenti nipponiche all'inizio degli anni Novanta, il titolo distribuito da Angel Publishing vede il giocatore ai comandi del guerriero futuristico SolBraver. Il suo compito consiste nell'attraversare, ripulendoli dalla feccia nemica, una serie di livelli a scorrimento prevalentemente orizzontale. Per riuscire nell'impresa, il solitario eroe può contare esclusivamente (o quasi) sulla deflagrante potenza dei propri magli d'acciaio. L'unico modo per eliminare gli avversari, deviarne i proiettili, scoperchiare le casse contenenti gli indispensabili bonus o demolire le parti di scenario che si oppongono al proseguimento, è infatti quello di assestargli devastanti serie di cazzotti. E, per farlo, occorre ovviamente portarsi a contatto con i suddetti bersagli. Precisare ciò non è una lapalissiana pignoleria semantica. Perché racchiude in sé l'elemento che rende Tokkyu Shirei Solbrain così profondamente diverso dalla valanga di titoli dello stesso genere apparsi sulla macchina della grande "N".

L'obbligo di avvicinarsi ai cattivi ben oltre la distanza di sicurezza media garantita dai concorrenti, costringe il giocatore a cambiare in maniera radicale il suo approccio all'azione. Approccio che, se non si vuole assistere anzitempo alla mesta schermata del game over, deve trovarsi in perfetto equilibrio tra attendismo e decisionismo, sfoggiare precisione di intervento chirurgica e basarsi sul calcolo millimetrico delle reazioni di nemici e ambiente alle azioni che le generano. E tutto senza che l'impianto strutturale varchi quei confini invisibili che proietterebbero Tokkyu Shirei Solbrain nel reame dei picchiaduro, annullando di conseguenza l'originalità delle meccaniche. L'unica possibilità che il protagonista ha per effettuare attacchi da lontano è data dal recupero di tre icone raffiguranti altrettante lettere dell'alfabeto greco. A questo punto si materializzerà un aiutante robotico fluttuante con armi (otto in tutto) che variano al variare della combinazione di simboli inanellata. Ma le traiettorie dei colpi sono tutt'altro che lineari e l'utilizzo dei droidi richiede quindi una gestione in grado di integrarsi alle normali possibilità operative, amplificando spessore e varietà degli scontri. Per il resto, l'impostazione ludica rimane saldamente ancorata ad un'esplosiva miscela di piattaforme e combattimenti. La progettazione dei livelli (sette sono le sezioni da completare per raggiungere lo scontro finale, con le quattro centrali affrontabili nell'ordine preferito) è estremamente varia, ricca di inventiva e costantemente in grado di valorizzare le innovative meccaniche. Anche il sistema di potenziamenti brilla per efficace atipicità (per migliorare le capacità di SolBraver si deve collezionare denaro da spendere posizionandosi dentro apposite capsule sparse qua e la sul percorso), cosi come curatissimi sono controlli e collisioni.

A dare adeguata forma a tale concentrato di sostanza ci pensa poi una realizzazione tecnica spettacolare. Traendo vantaggio dagli otto anni trascorsi dall'uscita della console che ne ospita il gioco, Natsume ha potuto contare sull'enorme esperienza maturata nella programmazione dell'8 bit Nintendo, sfruttandone le capacità fino all'estremo. Il risultato sono fondali dettagliatissimi e magnificati da scelte cromatiche di grande gusto estetico, animazioni ricche di fotogrammi e uno scorrimento fluidissimo anche nelle situazioni più affollate, che non mancano di certo. Sullo stesso piano la colonna sonora, che propone brani adrenalinici ma anche caratterizzati da fascinosi spunti melodici.

Non sarà una pietra miliare, Tokkyu Shirei Solbrain, ma ha il merito di percorrere fino in fondo la strada dell'originalità. Dimostrando anche come quest'ultima sappia essere infinitamente più appagante quando, invece di attuare pretenziose rivoluzioni che spesso si fermano a metà, procede per brevi ma sicurissimi passi. Da recuperare, magari in versione occidentale, con il titolo di Shatterhand e numerosi (ma poco sostanziali) cambiamenti grafici.
Andrea Corritore
Tokkyu Shirei Solbrain

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