YOSHI'S STORY

GENERE: Platform | PRODUTTORE: Nintendo | SVILUPPATORE: EAD Staff | GIOCATORI: 1 | ANNO: 1997
E' Yoshi's Story il gioco Nintendo più ingiustamente sottovalutato di sempre? Sì e no. Ci si potrebbe semmai accordare su un'altra definizione: il gioco Nintendo più criticato ma per i motivi sbagliati. Se ne dissero e scrissero tante, al momento dell'uscita, su quello che nell'immaginario collettivo doveva essere il degno, colossale, seguito di una pietra miliare come Yoshi's Island. E quasi tutte a sproposito. Perché, meglio togliersi subito il dente, se è vero che Yoshi's Story non ha che un briciolo della creatività e della rilevanza del suo illustre predecessore, è altrettanto incontestabile il suo essere comunque opera forte e visionaria. A patto, ovviamente, di affrontarla con il cuore libero da pregiudizi.

Yoshi's Story è infatti meritevole di riscoperta e rivalutazione per almeno due motivi. Il primo: un'estetica assolutamente meravigliosa nonché in grado di plasmare con inimitabile maestria un immaginario colmo di straordinaria suggestività. Proseguendo sulla strada tracciata dal primo capitolo, il filo conduttore è la rappresentazione dell'isola del piccolo dinosauro come potrebbe immaginarla un bambino. Ma, laddove in Yoshi' Island tutto era disegnato con pastelli e pennarelli, in Yoshi's Story ogni ambientazione è ricreata tramite la simulazione di un determinato materiale costruttivo. Ci sono livelli fatti di legno, altri di pongo, altri ancora di cartapesta, di plastica o di stoffa. L'effetto complessivo è semplicemente mozzafiato. Per ispirazione, colorazione, scelta dei soggetti e coesione d'insieme, Yoshi's Story è un'autentica esperienza visiva, resa ancora più allucinatoria ed irresistibile da una colonna sonora quasi tutta cantata a cappella da demenziali e buffissime voci deformate, che imbastiscono melodie e ritmi ripetendo nei modi più diversi (e beoti) assurdi fonemi onomatopeici.

Il secondo motivo per rifrequentare Yoshi's Story a così tanti anni di distanza è però anche quello capace di causarne la damnatio memoriae: il suo impianto ludico. Il titolo targato Kyoto è un gioco di piattaforme bidimensionale nel quale la componente esplorativa e di individuazione e raccolta degli oggetti è centrale, in una esaltante estremizzazione dell'approccio introdotto dal precedente episodio. Lo scopo non è più quello di trovare l'uscita di ogni area, in quanto queste sono liberamente ispezionabili proprio come una versione priva dell'asse "Z" dei regni di Super Mario 64, ma raccogliere trenta appetitosi frutti disseminati qua e là. Sembra facile ed in effetti le prime partite possono lasciare perplessi: i suddetti si trovano in abbondanza praticamente ovunque e ingurgitarne il numero necessario appare compito meno che banale. E' qui, in genere, che la maggior parte dell'utenza abbandona le peripezie della lucertolina, scoraggiata e delusa da una tanto platealmente esibita insipienza. La sveglia arriva però quando ci si rende conto di riuscire a vedere, così facendo, appena un quarto dei mondi a disposizione. Per ottenere il meglio da Yoshi's Story, infatti, occorre conoscere, capire e dominare il complesso sistema di punteggio che propone.

Per raccontare il quale bisogna tenere bene a mente che esso esiste in funzione della sua inscalfibile interconnessione con il tasso di difficoltà, in quanto va a modificare quest'ultimo dinamicamente ed armoniosamente a seconda delle scelte e della condotta del detentore del pad. Siete giocatori alle prime armi o, più semplicemente, non volete sudare più di tanto? Divorate ciò che vi si para davanti e proseguite senza intoppi lungo quella minima parte di avventura così concessa. Volete, viceversa, sviscerare tutto quello che Yoshi's Story offre e non siete soddisfatti se non avete raggiunto la perfezione? Allora provate a raccogliere esclusivamente i trenta meloni verdi, a scovare i tre cuoricioni nascosti, a intascarvi tutte le monete disponibili, a papparvi solo gli Shy-Guy del colore del vostro Yoshi e a non subire nemmeno un colpo e vi stupirete di quante nuove e sempre più pittoresche bestemmie usciranno dalla vostra bocca.

Sorprendente è la presenza, fra questi due estremi, di numerose tipologie intermedie di approccio (raccogliere solo i frutti preferiti dallo Yoshi sotto i propri comandi? Inanellare combo di frutti fortunati del giorno? Questo e molto altro ancora) indispensabili per raggiungere in maniere alternative un numero di punti elevato ma non massimo, negoziando ed intersecando le quali ci si rende conto ben presto della profondità delle meccaniche. Discorso analogo per la strutturazione dei livelli: in apparenza lineare e ripetitiva, in realtà appositamente pensata per svelare gradualmente la propria geniale bastardaggine nel momento in cui ci si impone di ottenere punteggi sempre più alti, con strati su strati di sfida accessoria pronti a sovrapporsi l'uno sull'altro man mano che ci si avvicina all'agognato Perfect Score, il tutto in maniera totalmente fluida e trasparente. In questo modo chiunque, in base alle proprie abilità e propensioni, può trovare pane per i suoi denti, con il divertimento che raggiunge spesso picchi notevoli quanto inaspettati.

Non è una capolavoro assoluto, Yoshi's Story. Ma solo perché non si diede il coraggio di andare sino in fondo e tirare fuori il massimo dalle proprie brillanti intuizioni (troppo poche le sue ventiquattro sezioni, così come tutt'altro che memorabile la varietà di situazioni e trovate in esse inserite nonché decisamente dimenticabili gli anonimi guardiani finali). Rimane però lo stesso una delle più originali, appaganti e giocabili produzioni Nintendo "minori", quelle che non sono riconosciute all'unanimità come classiche pur vantando lo stesso qualità ed ispirazione incontestabili. Da riscoprire.
Andrea Corritore
Yoshi's Story

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